mercoledì 23 ottobre 2013

ti brucian le suole/ fino a che

Sonia Gandhi non e' mai stata considerata come una di loro. Nonostante
abbia passato ormai la maggior parte della sua vita in India, per loro
restera' sempre una straniera. Nonostante non ami considerarsi
italiana, i suoi figli siano figli dell'India, candidati a guidare il
Paese, a ripercorrere le orme di nonna Indira, nonostante rigetti il
suo passato. Chissenefrega. Non e' indiana. Come non lo sono io.
L'India ti accoglie come il padre benevolo, Siva. Ti protegge, come
Brahma.
Ma tu pero' non mi conosci. Hai voglia a metterti i ciclamini fra i
capelli, come le donne indiane. Tu non sei come loro. Vuoi l'India? Va
bene, te la faccio vedere. Ma ti becchi tutto il pacchetto. L'India,
come la vita, ti sbatte in faccia ogni sua espressione.

Espressione nr. 4: Trevancore, sulla spiaggia di Puvar. Kerala. Centro
ayurvedico in cui trovi gli indu', che vengono a fare i meeting
aziendali, francesi, altri visi bianchi, oltre al mio. Il mare e'
mosso, noi sappiamo contare i cavalloni, tu no, attenta che potresti
restarci sotto. 100 rupie per l'olio di cocco nella bottiglietta in
plastica, se ti si apre in valigia puoi pregare tutti i miei dei,
butti tutto. In un modo o in un altro, ti frego.

Se non cedi all'indolenza, alle sette del mattino scendi in spiaggia,
proprio qui, sud asiatico, vedi tutti i pescatori buttare le reti, per
poi mettersi tutti in fila a tirale intorno alle nove. Distendono
tutto il pescato sulla spiaggia, raccolgono i frutti che il mare
regala, lo volevi l'all inclusive, hai anche meduse viola grosse come
neonati, e sabbia. Gli uomini lasciano allora il posto alle donne,
alle loro ceste di latta ed ai loro colli, che pulisocno il pesce per
venderlo ai ristoranti aed agli alberghi, o se sono incazzate te lo
vogliono propinare, lo volevi il souvenir? Pesce secco, chissa' cosa
ti diranno a Dubai.In un modo o in un altro, ti frego, la sentirai la
puzza, capiranno che arrivi da qui.

Dopo il massaggio, lo sapevi che non ti rilassava, a cominciare da
quella corda che sembra un cappio in mezzo alla stanza, ed alla
ragazza che mentre ti massaggia i piedi non si accorge che hai della
ghiaia sotto, che ti finisce sulle spalle e sul collo, mista all'olio,
che dovrai lavare via con un impasto vegetale, mentre una schiera di
aspiranti massaggiatrici ti aspetta fuori, ride quando le saluti, e
guarda la tua pelle chiara, i tuoi capelli raccolti, i lineamenti
stranieri. In un modo o in un altro, ti frego, la vedi la pioggia
scrosciare, stai pensando al freddo di Torino?

Nonostante quello che ti ho dimostrato, vuoi vincere la sfida. Non
stai capendo. Eccoti servita, dopo venti chilometri sotto l'acqua,
gocce grosse come il mango tagliato da dita nodose, arrivi a
Trivanathapuram, e ti ostini a parlare con il militare per entrare nel
Padnamadhapuram Temple, l'unico tempio in Kerala in cui gli stranieri
possono entrare, dicono. Ma dicono male, perche' non puoi entrare.
Anche se sei disposta a comprare quel lembo di tela bianca tagliato
con le cesoie, devi mostrare il tesserino di religione indu'. Che
ovviamente non hai. Non hai manco la tessera musei. Ed allora ripieghi
sul Puthen Maliga Palace Museum, fato di tek e palissandro, voluto dai
Maharaja, e da loro abitato per duecento anni, con i soffitti a
cassettoni tutti diversi l'uno dall'altro. E' L'ultimo giorno, ti vuoi
arrendere? In un modo o in un altro, ti frego.

Quasi 2500 chilometri percorsi, sette forse otto hotel cambiati, due
sovrascarpe consumate, pagine scritte di appunti, occhi stanchi,
innumerevoli souvenir comprati dopo innumerevoli contrattazioni,
milioni alzate di mano per soddisfare la tua curiosita'. Per ora hai
solo capito che a 31 anni saresti una pessima pedina nelle mani della
tua famiglia, perche' a quell 'eta' ti beccheresti solo vedovi e/ o
separati che hanno avuto la disgrazia di avere dalla prima moglie o
due femmine o zero figli, per cui saresti stata buona solo per i
single di ritorno. Questo e' quello che mi sembra tu abbia capito. Che
Sud dell'India e' un concetto troppo grande, per poter dire"faccio il
tour", perche' non ti basterebbe un mese. Che la prossima volta
rifarai l'antitifica, e smetterai di indossare i calzini nei templi,
fai ridere. Che questo Paese e' vero, perche' non ti propina
congetture, quello che riportano i libri ti si snocciola davanti, in
una preghiera, in un rito, in un paio di occhi che ti sorridono. Che
non e' vero che il mondo resta sempre li', perche' cambia, come
cambiamo noi, quello che ho visto io non sara' lo stesso di quella che
sara' l'India fra un anno, o fra due, che i colori di quella pittura,
ora sono vividi, ma domani forse in molti potrebbero non avere il privilegio di
goderne, di quello smalto.

Belle parole, ma ritenta, Elena, vieni un'altra volta, sarai piu' fortunata.

The end

E.

lunedì 21 ottobre 2013

Acqua azzurra, acqua chiara


Sonia Gandhi non e' mai stata considerata come una di loro. Nonostante abbia passato ormai la maggior parte della sua vita in India, per loro restera' sempre una straniera. Nonostante non ami considerarsi italiana, i suoi figli siano figli dell'India, candidati a guidare il Paese, a ripercorrere le orme di nonna Indira, nonostante rigetti il suo passato. Chissenefrega. Non e' indiana. Come non lo sono io. L'India ti accoglie come il padre benevolo, Siva. Ti protegge, come Brahma.

Ma tu pero' non mi conosci. Hai voglia a metterti i ciclamini fra i capelli, come le donne indiane. Tu non sei come loro. Vuoi l'India? Va bene, te la faccio vedere. Ma ti becchi tutto il pacchetto. L'India, come la vita, ti sbatte in faccia ogni sua espressione. 



Espressione nr. 1: Tamilnadu.Risaie, palme di cocco, verde. Afa, che amplifica il profumo dei gelsomini da venti rupie che non ti sai  appuntare nei capelli, che ti si incollano al collo. Indù, sari, indù, incensi, indù, la tua vita affidata alle tue buone azioni. Ti ho sbattuto in faccia la mia prima.



Espressione nr.2: Kerala. Distese di piantagioni di the, di caffè, intervallati da alberi di pane, e silver tree, che offrono riparo e sostegno alle piantagioni, come lo offrono gli ombrellini delle donne che ne raccolgono i frutti, mentre percuotono le radici per far scappare i  serpenti. Pioggia, che nutre lo smeraldo delle tue montagne, e ingrossa i canali naturali che si irradiano come zampe di ragni per tutto il percorso che mi porta ad Allapey. Backwaters, le chiamano. Fiume Pampa, per essere precisi. Solcato da barconi di turisti, di Sikh, di gruppi in gita, da canoe con mamme che insegnano ai bimbi ad arrivare all'altra sponda del fiume. Ai bordi, della tua espressione e dei canali, sapone che lava i panni, case tagliate come spigoli di polenta, la tua mano che mi saluta. Eccoti, servita la seconda me, la seconda faccia del  dado. 



Espressione nr.3: Cochin. Non pensare che io non ami i miscugli. Lo senti il sapore delle spezie? Come l'insieme delle orme che hai incrociato. Benvenuta nella più cosmopolita delle città del Sud. Tralicci a vista, pelli più bianche, fisici più robusti, traffico più intenso, luogo di approdo per Portoghesi, che hanno costruito il palazzo regalato poi agli olandesi, le reti cinesi gettate sul mare, sudore. Sudore che non fa colare il trucco dei ballerini di Katakhali, danza locale, composta da gesti, espressione di occhi e movimento di sopracciglia, che richiede una preparazione decennale ed una concentrazione degna di uno yogin. Hai visto?E siamo solo alla nr.3. 



Svegliati, non dormire sul bus, pensa a quante espressioni puoi ancora trovare.  Ancora non le hai viste tutte, e non le vedrai, ti ricordo che non sei e non sarai mai come me.Sono come un frammento di quarzo grezzo, come una puzzle dai mille pezzi, come un mosaico intervallato da tondi di cotto, come le briciole di un cracker spezzato.



Catch me if you can.



To be continued,
E.

venerdì 18 ottobre 2013

nord sud ovest est

Sonia Gandhi non e' mai stata considerata come una di loro. Nonostante abbia passato ormai la maggior parte della sua vita in India, per loro restera' sempre una straniera. Nonostante non ami considerarsi italiana, i suoi figli siano figli dell'India, candidati a guidare il Paese, a ripercorrere le orme di nonna Indira, nonostante rigetti il suo passato. Chissenefrega. Non e' indiana. Come non lo sono io. L'India ti accoglie come il padre benevolo, Siva. Ti protegge, come Brahma.
Ma tu pero' non mi conosci. Hai voglia a metterti i ciclamini fra i capelli, come le donne indiane. Tu non sei come loro. Vuoi l'India? Va bene, te la faccio vedere. Ma ti becchi tutto il pacchetto completoO la ami o la odi.

C'e' una certa dissonanza fra il caos che regna per le strade, ed il caos che regna nella cosmogonia indu'.
O almeno, quello che a me sembra caos, il resto degli indu' lo chiama ordine. In strada: tuc tuc (leggi taxi, il cui avviamneto consiste in una corda tirata), biciclette, con conducente con relativo carico di fieno/latte/ scatole, oppure con relativo carico di preghiere da snocciolare a Ganesh (dio elefante, figlio di Siva e Parvati) per evitare di lasciarci la pellaccia, su quella strada. Ci sono automobili, bus turistici, bus scolastici, vacche soprattutto. Sacre, sacrissime. Forse sono quelle che se la spassano meglio, in questo casino. Piu' sacre quasi dei pedoni, leggi esseri umani, la cui vita e' una continua ricerca del fare perfetto, per compiacere gli dei.
Che se ne stanno in cielo, appunto. Ordine perfetto. 33 milioni fra dei e semidei. O la ami o la odi.

La citta' di Madurai, la capitale del Tamilnadu, primo stato tra i 28 che costellano questo gran casino di visi, fiori, abnegazione, rassegnazione, ma grande rispetto, (leggi India, o la ami o la odi).Nata da una goccia di sudore del grande Siva, che se ne stava in Paradiso, a guardare e sudare, vegliare e farsi venerare, mentre una perla del suo sacrissimo liquido cadde su quel luogo, facendola diventare la citta' del nettare. La citta' sacra.O la ami o la odi.

Sacra, come le abluzioni sul fiume Kaveri, il Gange del Sud, nella citta' di Amma Mandapam, luogo che raccoglie tutte le miserie altrui e le trasforma in moneta sonante per i tanti rabbini che danno le istruzioni a poveri vedovi, che non sanno come liberare lo spirito della povera moglie (devo darle pace, prima di prenderne un'altra, libero la sua anima, e pacifico la mia ecco getto la ciotola con le banane ed i fiori nel fiume, e mi immergo tre volte), o madri di tre figlie femmine, (tripla sventura) che hanno perso tutto, che non si possono risposare, che non possono piu' fare finta di amare. Vita finita, qui non c'e' altro giro altra corsa, la vita ti ha riservato un marito morto giovane e tre assi, ma ti manca il quarto. Mi dispiace, dammi le monete, hai finito.  
Il dolore di queste persone finisce in un canale di scolo insieme alla pipi', insieme alle bustine di olio per lavarsi i capelli, insieme al riso, insieme alle lacrime che non posso versare, insieme alla cenere dei morti. O la ami o la odi.

Sacra, come il settimo recinto del Shirangam Temple, di Trichy. 7 mura in cui vivono 23000 persone. Ma tu pero' non mi conosci, e non sarai mai una di noi. Nel settimo recinto non entri, non vedrai il sancta sanctorum ricoperto di oro, anche se ti arrampichi sul tetto. Credi di essere piu' furbo? Io ed i miei 33 milioni di dei semidei e compagnia cantante siamo piu' furbi. O  mi ami o mi odi.

Sacra come la casta. Bramini, guerrieri,mercanti, contadini. I matrimoni devono restare dentro questi confini. Non si può pisciare fuori dal vaso. In strada si, ma mi devo sposare uno che appartiene alla mia casta. Anche Siva ha sposato una della sua casta, Parvati dalle 9 forme e dai nove nomi. Anzi, la sposa tutte le notti nella suggesitva cerimonia dello sposalizio nel tempio di Meenakshi, incarnato nel suo veicolo, il toro, che i bramini portano con tanto di effluvi di incenso con cori e canti dei fedeli fino al tempio della sposa. E li' resta, tutta la notte, per poi tornare semidio e lontano nel suo tempio a vegliare su tutti noi, anzi, su tutti voi, perche' tu pero' non mi conosci, e non sarai mai una di noi. O la ami o la odi.

Sacra come la natura, che tutto offre. Sacro come la pioggia, che oggi mi accogliie nel Kerala. O la ami o la odi.

Per ora, nonostante non ti conosca, e non saro' mai una di voi, comincio ad amarti.

to be continued

E.

mercoledì 16 ottobre 2013

all this time I was finding myself and I/ didn't know I was lost


Sonia Gandhi non e' mai stata considerata come una di loro. Nonostante
abbia passato ormai la maggior parte della sua vita in India, per loro
restera' sempre una straniera. Nonostante non ami considerarsi italiana, i

suoi figli siano figli dell'India, candidati a guidare il Paese, a
ripercorrere le orme di nonna Indira, nonostante rigetti il suo passato.
Chissenefrega. Non e' indiana. Come non lo sono io. L'India ti accoglie
come il padre benevolo, Siva. Ti protegge, come Brahma.
"Ma tu pero'non mi conosci*. Hai voglia a metterti i ciclamini fra i
capelli, come le donne indiane. Tu non sei come loro. Vuoi l'India? Va
bene, te la faccio vedere. 

Ma ti becchi tutto il pacchetto completo.


Sono arrivata all'aeroporto di Chennai/Madras dopo una sosta (breve) nel
Paese dei balocchi, Dubai. E me la sono anche tirata a Malpensa, ho

mostrato la carta di imbarco, cercando di intrufolarmi nella lounge, ma con
una misera economy dove voglio andare. Tutto e' figo, sembra risplenda.
Sono fighe persino le etichette bagaglio, in plastica dura. Arrivi a Dubai,
e ti accoglie un aeroporto modernissimo, con piante e cascate d'acqua.
Tutti giovani, rampanti, businessmen d'Oriente, giovani e perfetti.


Sono arrivata a Chennai, dicevo. Aeroporto sgarrupato, nel vero senso
della parola, finestroni sporchi, cessi nel vero senso della parola. Nessuno

che ti viene a pulire il lavandino mentre ti lavi, anzi, sembra che la
pulizia manchi da secoli. Welcome to India, bellezza.


Da Chennai e' cominciato il mio tour nell'India piu' verde, spirituale,
piovosa. Inutile negare, impatto forte ma gia' provato molte volte nel mio

peregrinare nel mondo: stessi bambini che corrono sclazi, che osservano la
 tua pelle, ed i tuoi pantaloncini corti nei templi, la tua macchina
fotografica, che ridono del tuo bindi (fatto con lo sterco di mucca) sulla
testa, che il sudore ha fatto colare. E tu invidi i fiori di gesso che le
donne disegnano al mattino fuori dalle case, per ringraziare tutto il loro
milionario pantheon di divinita'.


Da Chennai e' cominciato il mio viagio nei templi di Siva, di Ganes, di
Visnu, di Parvati, la scara famiglia che regna su tutti loro. 108 sono le

forme che puo' assumere Siva, 108 sono le varieta' di franginpane che qui
esistono, 1008 sono le forme di Visnu, 108 i tori che trovi sui templi.
1+8= 9 numero sacro. Tutto Torna. This is India, bellezza.


Da Chennai e' cominciato il mio viaggio, che mi ha portato a Mamallauram,

 a vedere i siti archeologici, prove tecniche di architetura dravidica.
tagliati su monoliti, veri e propri pezzi unici, come le palle di burro,
enormi massi trovati li' , quasi per caso, secondo la leggenda usati dal

principe Krisna per respingere le sue 16000 concubine (che alla fine
comunque caddero ai suoi piedi).

Da Chennai il mio viaggio mi ha portato nello stato di Pondicherry, a
isitare la tomba del santone, passaggio obbligato per arrivare a
Tanjavure, e vedere il famoso tempio di Chola, uno dei piiu'grossi templi
dell? India del Sud,con due gopuram ingressi, che si stagliano imperiosi
contro il cielo plumbeo, ed un ashkaram di 63 metri, che contiene il
lingam di Siva (leggi un gigantesco fallo, altrimenti come avrebbe fatto
 a creare questa tribu' di divinita'). This is India, Bellezza.

La religione e' l'oppio dei popoli, qualcuno ha detto. Vedendo quello che
ruota attorno al tempio, pare proprio cosi'. Il paesaggio che mi scorre
davanti, e sotto i piedi, e' un susseguirsi di templi colorati, di strade
melmose perche' ha piovuto, di sacchetti di immondizia, di vacce che
ruminano, di piante di cocco, di donne in sari. Di occhi neri, e profondi.
Di piedi nudi adornati di anelli, come usano le donne sposate. This is India, bellezza.

Di qui e' cominciato il mio viaggio.
This will be India, bellezza.

to be continued

E.