martedì 11 novembre 2014

Son la cinco en la manana / y yo no he dormido nada

La settimana scorsa, durante una visita alla Banca del Vino di Pollenzo, ci è stato chiesto quale cibo, fra pesca cotta, cioccolato, e formaggio stagionato, meglio si accompagnasse a del vino rosso piemontese. La premessa è stata che non vi fosse una risposta totalmente corretta, perchè l'abbinamento vino - cibo è del tutto personale. Un pò come nella vita. Il navigatore riposiziona il suo cursore, se per un qualunque motivo si cambia la traiettoria prima impostata.

Dopo tre giorni, di cui uno passato con la febbre, mi sono trovata catapultata nelle Grandi Antille, nell'Isola di Hispaniola, seconda isola per dimensioni -delle Antille appunto- dopo Cuba. L' isola è occupata nella parte occidentale dalla repubblica di Haiti, mentre nella parte orientale è occupata dalla Repubblica Dominicana, meta del mio viaggio.
     in verde, please  
Il motto della R.P. è Dios, Patria, Libertad (= Dio, Patria, Libertà).
La Patria, a cui ognuno è legato, a modo suo. Dio, incarnato da Anthony Santos, il cantante degli A Ventura, idolo delle donne, locali e non, il cui concerto del 20 dicembre prossimo è visto come la puntata zero della loro nuova vita. Infine la libertà, il leit motiv dei Dominicani.

Così mi racconta  una ragazza italiana venuta dal Nord, che per la giornata sarà la mia guida verso l' Isola di Saona, 110 kmq di spiaggia bianca lambita dal Mare dei Caraibi, parte del Parque Nacional del Este (la cui estensione totale e' di 440 kmq, includendo la parte sud della R.P.).

Ci si arriva con una motolancia, e si costeggia tutta la parte sud della R.P., incrociando la spiaggia dove hanno girato Laguna Blu, film degli anni '80 con una giovanissima Brooke Shields, e le Piscine Naturali, tratto di mare dove prolificano le stelle marine, rosse e gommose alla vista come gli orsetti della Haribo, tenute sotto l'acqua per diventare dure al tatto come gessi profumati.

Spiaggia di Laguna Blu



La libertad di poter scegliere in quale tratto di mare spostarsi. La libertad di poter prendere in mano un granello di sabbia, e confrontarne il bianco. La libertad di poter dire, come ha detto la mia guida per quel giorno, la ragazza italiana che ha lasciato il freddo Nord per " trovare tutto. Perchè loro sono liberi.".

Liberi come una nascita. Solo chi nasce nell'isola di Saona, infatti, può averne la cittadinanza. Neanche coloro che sposano un isolano di qui,  l'acquisiscono. 
Anche le tartaughe sono made in Saona. Qui infatti c'è un ricovero per loro, una baracca in mezzo alla plastica, ed in mezzo alle divise colorate dei bambini che vanno a scuola, per aiutarle a ritrovare la strada di casa, e preservare le loro uova dalle fauci di noi umani. Le uova vengono deposte sotto la sabbia, contengono il 90% di colesterolo, sono grassissime, così come sono giganti le specie che le depositano, si va dagli 80 kg della tartaruga Carei, che depone circa 150 uova, ai 500 kg della tartaruga Tinglar, che depone 80 uova per volta (va da sè che più sono grosse, meno uova depongono).

ricovero delle tartarughe
Le tartarughe dovrebbero tornare a depositare le uova nel luogo in cui sono nate. Questo fenomeno, lo si cerca di capire. Ma nessuno può spiegare il perchè le tartarughe preferiscano depositare le uova in Canada. Scientificamente, intendo. Ma la scienza non può spiegare l'imprevedibile, la libertad appunto terzo pilastro di questa Isola, che scambia i fagioli con la benzina, raffinata in Venezuela.
Quella libertad che ci spinge a mollare un tutto che non ci basta per trovare il tutto, come la mia guida italiana.
Quella libertad che molti scambiano per anarchia, per assenza di regole.
Quella libertad, cantata da L. Cohen in Bird on Wire, parole che ho trovato scritte per caso su di un muro in un locale di Torino, e che mi sono per molto tempo portata appresso, scrivendole su post it, che sono finiti in portafogli di persone incontrate sul mio cammino

Like a bird on the wire,  
Like a drunk in an old midnight choir 
I have tried in my way to be free. 

Come un uccello su di un filo elettrico 
Come un ubriaco in un vecchio coro di mezzanotte 
Ho provato ad esser libero, a modo mio.


La libertà che ci spinge a non farci bastare niente, a renderci sempre più golosi, a cercare la ciliegia più rossa, la menta più fresca, il mare più azzurro. 
Canto de la Playa è la libertad, nell'isola di Saona. La spiaggia più bella, il percorrere infiniti passi, ed aver voglia di ripercorrerli ancora, ed ancora, nonostante ci si ritrovi nello stesso punto.


                                                                                       Canto de la Playa





Io Canto
La libertad che spinge i bambini a mettere insieme le lettere, per formare una frase. 

La libertad non è l'assenza di regole. La libertad è rendersi conto che quelle che abbiamo, di regole, non ci bastano più. La libertad è cercarne di nuove, di regole. Regole che ci assomiglino, che ci calzino di più.

La libertad è appiccicare il proprio post it con la frase che più ci appartiene, ed attaccarlo nel portafogli di chi ci va. Libertad è realizzare che la nostra casa è qui, anche se il "qui ho trovato tutto" ci porta a migliaia di km dal luogo in cui siamo partiti.

La libertad è dire che il vino rosso ci piace un sacco, abbinato al formaggio stagionato.*


Questo post è per M., che per inseguire la sua libertad ha girato mezza Europa ed oltre, e l'ha trovata fra le onde Ci incrociamo nei ritagli di tempo del nostro peregrinare, in una sempre fredda Torino. La sua libertad, lo ammetto, è veramente bellissima.


*anche se la risposta corretta, da palati fini, sarebbe stata il cioccolato.






lunedì 20 ottobre 2014

e senza ali / e senza rete

Un giorno ho detto: " Ecco, io rimarrò sola."
E tu mi hai detto: " Tu sola non lo sarai mai, ci sono qua io."
Questo per me vuol dire essere sorelle.

Siamo sorelle, è vero, come dice sempre mamma il sangue non è acqua, ma completamente diverse.

Due donne adulte, e diverse. Tu stanziale, io sempre con la valigia in mano, nelle tue foto sembra di tornare indietro, e rivedere mamma da giovane. Io invece la fotocopia di mio padre, oltre al naso ho ereditato anche una certa dose polemica, che mi rendo conto aumenta più passano gli anni.

Due bambine diverse, ieri. Io piagnona e meticolosa, tu decisamente vivace. Mi hai spaccato tutto, mi hai morsicato il naso, stracciato i miei amatissimi libri, le pagine dei compiti.

Mi regalarono Barbie Sunshine, ad una Befana di molti decenni fa, quella col cappello da rodeo rosa e gli stivali texani azzurri. Era il mio sogno, a me piacevano le Barbie con le braccia che formavano un angolo retto perchè erano le più accessoriate, mentre a te toccò in sorte quella sfigata di Barbie ballerina.

Bastò un mio attimo di distrazione, la Barbie lasciata sul termosifone, e sei arrivata tu, l'hai presa dall'unico punto da cui non andava presa, dall'orecchino, a forma di ananas, blu. Quello che successe dopo, è facile da immaginare: si rompe l'orecchino, la mamma pensa alla reazione della figlia maggiore, noiosa e petulante, e nasconde il misfatto incollandolo con la colla, come se nulla fosse successo. Ovviamente io, figlia (allora) petulante e noiosa, me ne sono accorta subito, la Barbie non era più nuova, era usata, ed era diventata come tutte le altre. Mi ricordo ancora, sono stata a controllare che la minuscola crepa non si vedesse, ma era lì, e mi sembrava bella evidente, e quindi giochi finiti, ed era da buttare.

Io alla ricerca della perfezione, tu così spensierata che non te ne importava, immersa nel tuo fracasso.

Ti volevo picchiare, sul serio, ma mamma mi diceva, crescerà, e poi quando sei diventata  grande ho smesso di pensare che volevo dartele, anche perchè le avrei prese.

Tu sei cresciuta, e la vita è andata avanti, ben oltre quell'orecchino a forma di ananas.

Io con le mie pisciate da zingara, e la mia rincorsa verso il sole, io con le mie valigie scalcinate, piene di imperfezioni, di ginocchia sbucciate, di cambiamenti. Io, con la mia valigia sporca di viaggi, che sono e restano la più grande passione.

Tu, che hai capito come la tua vita potesse diventare meravigliosa solo se vissuta di fianco a lui.
Tu, che lo guardi e lo ritrovi complice, e ridete come due emoticons all'unisono in una chat.

Tu, che chissene della colla giallastra sull'orecchino, non bisogna badarci, funziona lo stesso, e fa la sua figura, anche se da lontano.

Tu, a cui auguro di rosicchiare tutti gli attimi di vita.


giovedì 7 agosto 2014

nei silenzi ognuno piano / fruga dentro di se'

" Gige, cosa guardi?"

Lo fissavo, mentre lui fissava un punto li', fermo nell' Egeo. E mentre lo fisaavo, e lui fissava il mare, pensavo a quanto fosse bello, questo mare. Che tutti gli umani, dicono "bello il mare della Sardegna", oppure quello dei Caraibi. Ma io penso che no, anche questo Egeo, non ha nulla di meno. Forse niente di piu', ma sicuramente nulla di meno.
Ho sempre cercato di entrare nella sua testa, ma non ci sono mai riuscito. Ed ora non so che darei, per leggere i cuoi pensieri.

"Pensavo,  Briareo, che mi sto annoiando. Stiamo qui, tutto il giorno, a guardia dei Titani. Lo abbiamo aiutato a vincere, ed ora? E' tutta qui la gloria? E' questo il meritato riposo degli eroi?"

"Non so, Gige, ma di certo, questo e' il suo volere, e' lui il re dell' Olimpo, a cui tutti noi obbediamo."

Nel frattempo, guardavo in alto, le nuvole si muovevano, segno che Lui ci stava guardando. Ma sentivo che qualcosa si muoveva, e mentre formulavo un pensiero, ho visto una delle cento mani di Gige allungarsi e staccarsi, e protendersi verso Pilio, mentre il corpo si tendeva, ed ho visto un masso per aria, e poi ho sentito pof. E poi e' scoppiata la pioggia.

Questo e' Alonissos, un masso di 65 km quadrati, incastrato nel parco Marino omonimo, il primo parco naturale di tutto il Paese, nato nel 1992.

Collegato a Skiathos da barche, aliscafi, traghetti. Luoghi in cui, una volta seduto, regna il silenzio.
Il silenzio dei viaggi, inteso come trasferimenti, quelli che fai in treno come pendolare, corti ed a volte privi di senso, ma quelli in cui quel non senso crea voragini, voragini che si riempiono di punti interrogativi, di parole e musica, viaggi in cui parti profumato, ma poi finisci irrimediabilmente per essere sudato marcio, perche' ti porti tutto quello che ti puo' servire per un paio di giorni, che poi a volte e' lo stesso equivalente della settimana.

Il porto di Patitiri, punto di approdo dei collegamenti marittimi e centro principale dell'Isola, come lo ricordo io, e' silenzioso, quasi disabitato, a meta' maggio. Ora vive del vociare dei turisti, qui arrivati, per una vacanza all'insegna del relax, e della tranquillita'. Ma se paragonato la brusio di Skiathos, qui regna il silenzio.

Anche le spiagge, poco attrezzate e dall'aria selvaggia, rispettano la scelta quasi ascetica di chi ha voluto cosi' l'isola anche chiamata Chilidromi.

Su tutte, la suggestiva Kokkino Castro, di sabbia rossa, nelle cui acque si dice ci sia il fantasma di un relitto affondato anni prima.


spiaggia di Kokkino (rosso) Kastro
Roccia, ciottoli e sabbia. Mix e colori delle verdeggianti Sporadi, come dicono molti la Grecia che non ti aspetti. Ma, come per tutte le cose che non ti aspetti, che poi scopri che ti piacciono, in fondo, e tanto.

Non ti aspetti neanche di trovare quei colori, lassu' in cima.
Dove c'e'la vecchia Alonissos, stradine, case colorate a strapiombo su gole profonde.
Una piccola chicca, per stare con il naso all'insu', con il costume da bagno ancora umido, le infradito ai piedi, i capelli che sanno di salsedine, e la pelle che tira.
Ma il tempo sembra non essere passato, i negozietti di souvenir sanno di caratteristico, e di gentile, e di scalette nascoste, e di bianco e blu.
Come la mia visita qui, che e' in punta di piedi, se paragonata a Skiathos, dove mi sento a casa, dove posso entrare a gamba tesa.


Old Alonissos

Colori imprevisti
Bianco e blu, come il mio vestito a righe,  a volte usato per uscire, a volte usato in spiaggia, che sa di Grecia, e' vero, anche se fa tanto luogo comune.

nell'ultimo bar prima del vuoto, Old Alonissos
Che poi e' proprio quello di cui avevo bisogno, di vivere le righe, i luoghi comuni, poche domande nella testa, e fiato nelle gambe.

Partire sempre sgommando. Viaggiare tenendo il ritmo. E guardare quello che scorre intorno.

Filakia, E.


https://www.youtube.com/watch?v=a5uQMwRMHcs