La mia parabola in K. è giunta al capolinea. Io vado, il
resto sta.
I miei ciuffi di capelli bianchi ci sono, la mia pelle si è
scurita, le occhiaie immancabili.
Nuovi gli orizzonti che ho visto, l’Oceano Indiano che mi ha
tenuto compagnia ogni mattina, con le sue vele spiegate, e la spuma di
cartapesta che lascia il posto alla lingua di sabbia.
Io vado, il resto sta.
La valigia quasi pronta, innumerevoli le cose che ho
comprato, e che mi sono comprata. Forse 4 -5 borse, che andranno a rimpolpare
la mia nutrita collezione.
Come in tutti i
viaggi, quello che ingombra non è quello che si schiaccia in stiva, in
rocambolesche compressioni per sperare di ingannare la bilancia. Quello che resta è nella testa, (e per fortuna
non si può etichettare e vederla comparire sul nastro, tutta incellophanata).
Si spera di averla sempre sul collo. Anche se questo K. la
fa perdere, la testa.
In tutti i sensi. Ma io saluterò e me ne andrò con la mia, di testa.
E non so se tornerò. Il mondo è grande ed io, anche se sono
solo un puntino, voglio mangiare tutta l’aria che riesco.
Quello che ho imparato, perché una delle poche certezze
della mia vita è che sempre si impara, è che non
tutte le volte riesci ad andare oltre. Anche se dai delle capocciate che levati.
E soprattutto non si può cambiare il mondo. Anche se tutti
gli orfani che vedi, li vorresti portare tutti con te. I randagi, vorresti
nutrirli. Quelli che chiedono l’elemosina e ti guardano con occhi vuoti,
vorresti ricoprirli di monete.
Il sole, lo vorresti rubare, per far scaldare Torino.
Nulla di grosso posso fare, perché sono solo un puntino. Ma
non per questo mi arrendo.
Posso cercare di cambiare le cose nel mio piccolo, io stessa
in prima persona. con i miei amici, con la mia famiglia, in Italia. Non essere mai stanca
di migliorare, imparare vedere. Cercare i trecentossessantagradi d’Africa un
po’ dovunque.
Rispettare le cose e le persone che respiro tutto il
giorno. Che non vuol dire guardare solo il proprio orticello, ma fare in modo che l’orticello sia il più verde
possibile.
Insomma, cercare di dare la Versione Migliore di me stessa
sempre, quello si, lo posso fare.
Questa è la lezione più grossa che
ho imparato in questi mesi, K.
We’ve had a long run
in the night, Kenya. Keep on runnin', I'll do the same.*
*Abbiamo fatto una lunga corsa nella notte, Kenya. Continua a correre, io farò lo stesso."
Ho voluto chiudere con la stessa frase con cui ho aperto questi miei post dall'Africa Orientale, ovvero lo slogan del 50nario dell'Indipendenza del Paese dall' Inghilterra. Io aggiungo che tanta strada è ancora da fare, sia per il K., che per me.
Ciao K, in bocca al lupo.
E.
Brava. Ma non smettere di spingerti oltre l'orizzonte poiché, quando penserai d'essere arrivata, ti accorgerai che giungere a destinazione è solo una dimensione spirituale, non fisica o geografica. Come il deserto.
RispondiEliminaAxis mundi (nota di viaggio, attraversando l’Etiopia, 2012)
La vita srotola il proprio cammino
ai bordi delle strade,
scaricando il suo peso
su di un esile bastone;
mille direzioni per un unico destino.
Passi infiniti di andata e ritorno,
lenti e polverosi,
senza mai perdere la luce d’un sorriso.
Saluti fugaci
intrisi di millenaria eleganza
incrociano i meridiani
tracciati dagli animali
intenti ad attraversare il giorno
fino al meriggiare,
galleggiando nel riflesso più accecante,
oltre il confine della notte più nera,
dove l’Africa abbraccia silente il cielo.
Continente apparente, per noi
eternamente sconosciuto.
Fabrizio Resca