Il K. è come una prostituta. Ti
sbatte in faccia la sua parte migliore. Il suo posteriore, il suo mare, le sue
palme da cocco. Anche se a dirla tutta è una prostituta da quattro soldi,
perché ti accoglie con un top sfavillante certo, tutta truccata e agghindata,
ma in mezzo alle sterpaglie, con l’odore del falò che è stato acceso per avere
un po’ di luce che penetra nelle narici, ed impuzzolisce i vestiti.
Ma questo la maggior parte della
gente, diciamo gli stranieri, diciamo un
80% di italiani, non lo vede. Costruisce le case in mezzo alla miseria. Sotto
il sole, e girano i pannelli solari che progetto, e si spezzano le schiene di
quelli che sotto il sole lavorano.
Un Paese, questo K., in cui tutti
vogliono tornare ed a distanza ravvicinata lo fanno veramente, una- due- tre-
sei volte in un anno. A ripetere gli stessi gesti, a sporcarsi le mani con la
stessa sabbia, a comprare gli stessi batik. A ripetere che questo è il posto
più bello del mondo.
Alba sull'Oceano Indiano |
Vero, se si pensa che questa costa in particolare, quella di Watamu, è stata definita fra le 9 più belle spiagge dell’Africa.
Vero, se si pensa che quando il
sole splende, e la marea è bassa, l’acqua è azzurra, e sembra un angolo di
Paradiso in terra.
Vero, se si pensa al sole che si
spacca fra le palme, e si scioglie come burro.
Vero, se lo vedi con gli occhi di
qui viene, ruba un po’ di sole, e va.
Falso, se lo vedi come uno che
qui ci è nato, vede il sole che gli viene rubato, e resta.
Questo è il posto più piccolo e
polveroso del mondo, se lo vedi con gli occhi di uno dei 70 bambini che vivono
alla Faith Community Children Home, orfanotrofio a
circa 20 minuti di distanza da Watamu, e poche curve prima di Malindi.
Si entra da una via secondaria, assolutamente
uguale a tutte le alte, che si riconosce perché c’è un grosso campo da calcio.
Curve, sterrato e si balla per
qualche secondo. Si passano catapecchie, catapecchie, panni al sole, e
catapecchie. Mi aspettavo un casermone nel mezzo del casino della città.
Invece ho trovato un grosso
appezzamento di terreno con edifici scarni e sparsi qui e là.
Mentre aspettavamo che arrivasse
il Pastor, che si occupa di queste povere anime, mi sono avvicinata ad un
gruppetto di bambini minuscoli che mi guardavano da dietro la chiesa.
chiesa sulla sinistra |
Mi sono
avvicinata, ho detto “Jambo, my name is Elena”, ma nessuno mi ha risposto.
Tutti mi avevano capito, ma mi hanno guardata con le bocche chiuse, muti. Il
bambino alla mia destra mi guardava, e giocava con una piccola ruota in
plastica ed un frutto giallo, che sono finiti a turno nella sua bocca e poi per
terra, mentre le sue dita cicciotte tracciavano linee sottili sulla terra. Ho
preso a pretesto queste linee, fingendo che fossero belle, perché ho sentito
che mi veniva da piangere, mi conosco, mi prude il naso, e non tengo aperti gli
occhi. Piangevo perché non vedevo assolutamente nulla per loro. Per il loro
futuro. Come essere assuefatti ad uno sparo nell'aria, e manco avere la forza per girarsi. Ma mai piangere di fronte ai bambini, che questo proprio non lo
capiscono, me lo avevano detto. Ho tirato sul con il naso, in silenzio, ed ho
alzato la testa. Ho sorriso, e questa volta il bambino mi ha messo in mano la
piccola ruota sbavata ed è corso via, seguito da tutti gli altri.
I bagni, che sarebbe meglio
definire quasi latrine, la grossa chiesa al centro con solo l’altare e due vasi
sottili ai lati con colorati fiori di plastica. Ovviamente inutile dire che non
c’è pavimento, solo nuda terra.
bagni |
In mezzo, gli alberi, ed un campo
da calcio, le cui porte sono costituite da due pali di legno.
I bambini vanno dai 2-3 anni fino
a 15-16. Alcuni sono orfani di entrambi i genitori, alcuni li hanno ma non
possono essere mantenuti, altri ancora vivono con le famiglie all’interno di
questa comunità.
Vanno a scuola a piedi, vivono
della carità di altri, e dagli altri dipendono per tutto, dalle tasse della
scuola, all’ugali (polenta) che
mangiano ad ogni pasto. Vestono vestiti laceri di altri, che sono ormai a
brandelli.
Abbiamo portato dei soldi, compreremo loro dei materassi, d'accordo con il Pastor. E non lo dico tanto per dire, lo dico perchè qui ogni dito può smuovere una montagna.
Abbiamo portato dei soldi, compreremo loro dei materassi, d'accordo con il Pastor. E non lo dico tanto per dire, lo dico perchè qui ogni dito può smuovere una montagna.
I ragazzi grandi hanno improvvisato una
partita di calcio, corrono, sudano, si divertono.
partita di calcio |
Io ero con i piccoli, abbiamo
tifato, cantato i cori, fatto le foto.
Come tutti i bambini, diventano
piccole star, se messe di fronte all’obiettivo.
E non sono mancate le canzoni
locali, con tanto di coreografie accennate.
Le bambine erano attirate dai miei tanti ed ormai lunghi capelli schiariti dal sole, mi hanno fatta sedere sulla sedia, e mi hanno fatto un’acconciatura da loro definita “fashion”. Tante le smorfie fatte, mentre loro ridevano, mi tiravano i capelli annodati, lisciandoli e toccandoli con le mani impolverate.
video cantato |
Le bambine erano attirate dai miei tanti ed ormai lunghi capelli schiariti dal sole, mi hanno fatta sedere sulla sedia, e mi hanno fatto un’acconciatura da loro definita “fashion”. Tante le smorfie fatte, mentre loro ridevano, mi tiravano i capelli annodati, lisciandoli e toccandoli con le mani impolverate.
Mentre ero seduta a farmi
pettinare, hanno voluto rivedere il video che avevamo fatto poco prima. Lo
abbiamo visto circa 7 volte. Continuavano a schiacciare “play” sul telefonino,
spingendosi l’un l’altro per vedersi, riconoscersi, toccare lo schermo.
Un groviglio di teste che si
toccavano, sudore, mani sporche di polvere, nasi pieni di mango e muco, che
ho tentato invano di pulire, dita che si muovevano frenetiche, maglie che si
slabbravano, futuro che si è fermato in un eterno presente.
Presente che è un costante
chiedere soldi, perché non bastano mai, come la fila di mani che ho cercato
invano di ordinare per dare loro le caramelle (una mi raccomando, perchè poi i denti non si possono curare), un ammasso di occhi che ti
guardano e ti scrutano, e ti chiedono, sono bambini, mangiano ma non crescono,
solo i carboidrati non bastano, come l’acqua, perché secondo te si laveranno
dopo la partita di calcio, no, resteranno seduti sulla sedia ad aspettare che
il sole secchi i loro umori, mentre ascoltano la musica da uno stereo scassato,
e scimmiottano i rapper americani che chissà come conoscono, o forse è solo un
caso. Vorresti stritolarli in un abbraccio, e portarteli via, e non ti voltare mentre te ne vai, meglio coprirti gli occhi con gli occhiali da sole, e non vedere che ti si aggrappano al finestrino della macchina, corrono a perdifiato fino a spellarsi i piedi, meglio che non vedano che ora lo sparo lo stai sentendo, e ti vuoi fermare per pigiarli in macchina, e portarli tutti via, tutti quanti, tutti insieme.
Siamo tutti di passaggio, su
questa terra, di questo sono convinta.
C’è chi il passaggio lo ha più
facile, c’è chi nasce già con la sfortuna addosso prima ancora di uscire dalla pancia.
Perché se per caso inciampi in
tutto questo, in questo mondo che tanto è e sarà sempre di serie B, allora questo K. ti fa proprio schifo.
grande baudy...anche io ho provato emozioni simili andando in una casa-famiglia in periferia di delhi: c'erano solo bambine, dai 2 anni ai 15, allontanate dalle madri perchè sennò sarebbero state destinate a lavorare fin dai 7-.8anni come prostitute
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