Il mio oroscopo ad un certo punto lo
aveva predetto.
Nella seconda parte dell'anno avrei fatto
un lungo viaggio.
Che poi non sarebbe stato un viaggio solo,
occhei. Che poi avrebbe creato ad un certo punto un vero e proprio ingorgo, occhei
di nuovo. Che sarebbe stato forse un viaggio solo, ma dentro me stessa, forse,
ma sa un pò di frase fatta. Che sarebbe stato piacevole, sorprendente, e mai
banale, lo confermo.
Apro le mie scalcinate valigie rosa, si,
proprio quelle, che quando le persone le vedono sul rullo, pensano siano le
valigie di Candy Candy, ma intanto loro svettano malconce e scalcinate, in un
mare di valigie nere. Le riapro, dicevo, e le riempio fino a scoppiare,
prendendo a pugni il beauty, se serve. Destinazione: Mombasa, Kenya.
le mie adorabili scalcinate |
Kenya, che vuol dire istinto. L'istinto è
quella cosa, perché diversamente non saprei spiegarla, che sa già quello che ti
serve, prima che tu te ne renda conto. Prima ancora che il cervello si sposti
da ON a HO CAPITO, (sottotitolo "buttiamoci") pulsante quest'ultimo
che sfortunatamente non tutti hanno.
Istinto, valigie, pensieri, Kenya.
All'istinto ho pensato, mentre mi trovavo
sulla jeep nel parco dello Tsavo Est, 15.000 ettari di natura assolutamente
incontaminata.
Un grosso cerotto marrone di terra rossa divide in due le verdi distese di erba brillante, perché è vero che nella savana fa molto caldo, ma è altrettanto vero che ci sono delle piogge intense ed improvvise, che oscurano e poi rasserenano il cielo sopra di me. Addio tramonto, mi ha suggerito l'istinto, seguito poi dal pulsante, "Ho capito, non vedrò il tramonto."
Ingresso allo Tsavo Est |
Un grosso cerotto marrone di terra rossa divide in due le verdi distese di erba brillante, perché è vero che nella savana fa molto caldo, ma è altrettanto vero che ci sono delle piogge intense ed improvvise, che oscurano e poi rasserenano il cielo sopra di me. Addio tramonto, mi ha suggerito l'istinto, seguito poi dal pulsante, "Ho capito, non vedrò il tramonto."
Cielo e terra sono separati da una linea
di tratto pen. Tirata con un righello.
Certo che chi l'ha tirata doveva avere la
mano più larga, il cielo schiaccia la terra. Le sue nuvole schiacciano la
terra. I leoni schiacciano la terra con il loro passo, all'alba, dopo aver
cacciato tutta la notte. I pensieri di tutti quelli che sono con me sulla jeep
schiacciano la terra. Perché durante tutte queste ore alla ricerca dell'istinto,
il cervello si fa dei gran viaggi. Il cervello diventa animale, oppure istinto,
oppure le due cose insieme, e lo puoi vedere correre nella savana, si
mangia le foglie insieme alle giraffe, attraversa la strada tendendoti la mano,
come fa la scimmia con i suoi cuccioli.
L'istinto, fuori, il cervello pure, la terra schiaccia il cielo, gli animali la terra, la jeep la strada infangata.
l'alba africana |
L'istinto, fuori, il cervello pure, la terra schiaccia il cielo, gli animali la terra, la jeep la strada infangata.
"Ed i tuoi pensieri, dove sono
finiti?"
" Te l'ho detto, schiacciano la
terra"
"Ok, e cosa dicono, a cosa pensi,
mentre schiacciano la terra, mentre la jeep guada il ruscello, ed il fango
resta attaccato alle ruote motrici?"
Penso all'elogio funebre di una persona
cara, e di quanto mi mancherà quando non ci sarà più. Penso ai colori della
bandiera kenyota, come il rosso del sangue dei suoi martiri.
Penso alle palme da cocco, di quanto ne
vorrei una in giardino, e di quanto cocco stia mangiando in questi giorni.
Penso al fiore di frangipane, il mio preferito, di cui la strada che porta a Malindi è piena (pianta assolutamente non indigena, ma portata dagli
indiani). Penso al succo di mango, ai suoi frutti rotondi e arancioni
schiacciati in cestoni di legno che vendono ai bordi delle strade, penso a
quanto ne bevevo ad Awlad Baraka, vicino Marsa Alam, ed a quello sorseggiato il
giorno prima al Karen Blixen, fra i bar più famosi di Malindi.
Penso che sono stata fortunata, ho visto 4
leoni, uno con la criniera, che zoppicava, che aveva perso un combattimento con
un altro capobranco, perché qui nella savana una volta che i giovani leoni sono cresciuti-
ovvero una volta che è cresciuta loro la chioma, ovvero intorno ai 10 anni- i
maschi sono scacciati dal capobranco, alla ricerca del loro istinto, di un
altro territorio da controllare, di una leonessa, e se nella prima settimana di
dominio del nuovo branco, se non sono stato bravo a trovare del cibo per la mia
nuova famiglia, io i cuccioli di quella leonessa, e del leone che ho appena
sconfitto me li mangio.
Io ho la criniera, sono il re della savana.
Non c’è animale che mi possa cacciare. Nessuno mi può mangiare. Sono il vero e
solo predatore. E mentre ti abbeveri sulle sponde del fiume, di notte, devi
stare attento, perché io ti attacco. Mentre sei vulnerabile, mentre il tuo istinto
della sete ha il sopravvento, il mio istinto da predatore è più forte del tuo.
E non ho pensieri.
Quando sei davanti al cerotto di terra, respiri la libertà, ti senti invincibile. Invincibile da mandare giù
l’incazzatura, perché non vedi il tramonto. Invincibile come la fortuna di
sapere che nei tuoi occhi si leggono i colori del mondo. Invincibile da
sentirti simile alla testa rasata del Masai che fa da guardia al campo tendato
con la sua tunica rossa, le sue collane di perline.
Invincibile come l’alba, che scalda le
tende ed illumina il fiume Galana, invincibile come il Mal D’Africa, che tanto
arriverà. Oh, se arriverà.
Invincibile come pretende di essere la
corsa dell’istinto, la corsa del Kenya.
Ero in aeroporto, ho visto delle zebre, ho
visto una scritta:
“We’ve
had a great run. Keep on
running, Kenya.”*
*slogan del 50°anniversario dell’Indipendenza del Kenya dalla
dominazione inglese, si festeggia il 12 dicembre.
E.
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