mercoledì 16 ottobre 2013

all this time I was finding myself and I/ didn't know I was lost


Sonia Gandhi non e' mai stata considerata come una di loro. Nonostante
abbia passato ormai la maggior parte della sua vita in India, per loro
restera' sempre una straniera. Nonostante non ami considerarsi italiana, i

suoi figli siano figli dell'India, candidati a guidare il Paese, a
ripercorrere le orme di nonna Indira, nonostante rigetti il suo passato.
Chissenefrega. Non e' indiana. Come non lo sono io. L'India ti accoglie
come il padre benevolo, Siva. Ti protegge, come Brahma.
"Ma tu pero'non mi conosci*. Hai voglia a metterti i ciclamini fra i
capelli, come le donne indiane. Tu non sei come loro. Vuoi l'India? Va
bene, te la faccio vedere. 

Ma ti becchi tutto il pacchetto completo.


Sono arrivata all'aeroporto di Chennai/Madras dopo una sosta (breve) nel
Paese dei balocchi, Dubai. E me la sono anche tirata a Malpensa, ho

mostrato la carta di imbarco, cercando di intrufolarmi nella lounge, ma con
una misera economy dove voglio andare. Tutto e' figo, sembra risplenda.
Sono fighe persino le etichette bagaglio, in plastica dura. Arrivi a Dubai,
e ti accoglie un aeroporto modernissimo, con piante e cascate d'acqua.
Tutti giovani, rampanti, businessmen d'Oriente, giovani e perfetti.


Sono arrivata a Chennai, dicevo. Aeroporto sgarrupato, nel vero senso
della parola, finestroni sporchi, cessi nel vero senso della parola. Nessuno

che ti viene a pulire il lavandino mentre ti lavi, anzi, sembra che la
pulizia manchi da secoli. Welcome to India, bellezza.


Da Chennai e' cominciato il mio tour nell'India piu' verde, spirituale,
piovosa. Inutile negare, impatto forte ma gia' provato molte volte nel mio

peregrinare nel mondo: stessi bambini che corrono sclazi, che osservano la
 tua pelle, ed i tuoi pantaloncini corti nei templi, la tua macchina
fotografica, che ridono del tuo bindi (fatto con lo sterco di mucca) sulla
testa, che il sudore ha fatto colare. E tu invidi i fiori di gesso che le
donne disegnano al mattino fuori dalle case, per ringraziare tutto il loro
milionario pantheon di divinita'.


Da Chennai e' cominciato il mio viagio nei templi di Siva, di Ganes, di
Visnu, di Parvati, la scara famiglia che regna su tutti loro. 108 sono le

forme che puo' assumere Siva, 108 sono le varieta' di franginpane che qui
esistono, 1008 sono le forme di Visnu, 108 i tori che trovi sui templi.
1+8= 9 numero sacro. Tutto Torna. This is India, bellezza.


Da Chennai e' cominciato il mio viaggio, che mi ha portato a Mamallauram,

 a vedere i siti archeologici, prove tecniche di architetura dravidica.
tagliati su monoliti, veri e propri pezzi unici, come le palle di burro,
enormi massi trovati li' , quasi per caso, secondo la leggenda usati dal

principe Krisna per respingere le sue 16000 concubine (che alla fine
comunque caddero ai suoi piedi).

Da Chennai il mio viaggio mi ha portato nello stato di Pondicherry, a
isitare la tomba del santone, passaggio obbligato per arrivare a
Tanjavure, e vedere il famoso tempio di Chola, uno dei piiu'grossi templi
dell? India del Sud,con due gopuram ingressi, che si stagliano imperiosi
contro il cielo plumbeo, ed un ashkaram di 63 metri, che contiene il
lingam di Siva (leggi un gigantesco fallo, altrimenti come avrebbe fatto
 a creare questa tribu' di divinita'). This is India, Bellezza.

La religione e' l'oppio dei popoli, qualcuno ha detto. Vedendo quello che
ruota attorno al tempio, pare proprio cosi'. Il paesaggio che mi scorre
davanti, e sotto i piedi, e' un susseguirsi di templi colorati, di strade
melmose perche' ha piovuto, di sacchetti di immondizia, di vacce che
ruminano, di piante di cocco, di donne in sari. Di occhi neri, e profondi.
Di piedi nudi adornati di anelli, come usano le donne sposate. This is India, bellezza.

Di qui e' cominciato il mio viaggio.
This will be India, bellezza.

to be continued

E.

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